Russ Lossing

Jazz Pianist - Composer

 


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As It Grows

Russ Lossing - Ed Schuller - Paul Motian (Hat Hut/Hatology - Svizzera - 2004)

Enzo Boddi

Valutazione: * * * *


L'intestazione paritetica di As It Grows non e' indice di un'effettiva contitolarita'. Benche' il trio protagonista dell'incisione interagisca mirabilmente, le composizioni sono tutte firmate dal pianista Russ Lossing, figura della nuova scena jazz newyorkese, collaboratore di David Liebman, Mat Maneri, Mike Formanek e John Abercrombie.


La scrittura ed il linguaggio improvvisativo di Lossing non sono affatto derivativi. Si distinguono dunque per spessore e personalita', rivelando una duplice natura, le cui componenti non sono comunque in contraddizione fra loro.


Da una parte, infatti, si coglie un taglio introspettivo e la predilezione per percorsi obliqui, inframezzati da improvvisi sconfinamenti nell'atonale, e per densi blocchi di accordi. Procedimenti, questi, riconducibili in qualche misura alla poetica di Paul Bley, fino alle sue affinita' colemaniane.


Dall'altra, il pianista rivela la consapevolezza dell'eredita' del Novecento, palpabile nella concezione cameristica del suono, nella suite in cinque movimenti che occupa la seconda parte del disco, e in qualche reminiscenza post-impressionista.


D'altronde, un episodio come "Verse" la dice lunga al riguardo, giocato com'e' in punta di piedi, con sapienza ora nella dilatazione, ora nella frammentazione delle frasi. Inoltre, e' permeato da un gusto che ricorda vagamente Satie nella scelta delle pause e nella capacita' di far "cantare" gli strumenti secondo una concezione melodica non convenzionale.


In questo contesto, Paul Motian puo' valorizzare ed esaltare tutto il suo repertorio dinamico, optando spesso per linee scarne e figurazioni libere, spezzate, contraltare ideale per l'approccio ritmico di Lossing alla tastiera. Nell'ambito della dialettica tra piano e batteria Ed Schuller si rivela un intermediario prezioso: con una cavata profonda e fraseggi essenziali, sempre pertinenti e complementari, scava nicchie capienti ed apre spazi che permettono alla musica di espandersi.


Tuttavia, i tre sembrano rifiutare per principio l'idea di percorrere terreni ritmico- armonici solidi ed accoglienti, anche laddove contrabbasso e batteria si indirizzano su binari "regolari", come in "Nagual". Qui Schuller e Motian rievocano la funzione di celebri coppie ritmiche di Coleman, come Haden e Blackwell, o Izenzon e Moffett.


Interplay e' un termine forse abusato nel jazz moderno, ma se lo si intende nella sua reale accezione (quella di interscambio e soppressione di ruoli strumentali subordinati), Lossing, Schuller e Motian dimostrano di saperlo interpretare con efficacia e creativita'.






 
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